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Note storiche

Origine ed etimologia
Controverse le origini di Portobuffolè. Prima della sua nascita, sulla sinistra del Livenza, esisteva un umile villaggio di pescatori, agricoltori e pastori, la cui origine si fa risalire al terzo secolo avanti Cristo, chiamato Septimum de Liquentia. Septimum perchè distante sette miglia dall'antica città di Oderzo (Opitergium). La storia locale cristiana ricorda Septimum tra il 620 e il 700 d.C. in occasione della traslazione del corpo di S. Tiziano da Oderzo a Ceneda.
Più tardi, in un documento del 997, apparve invece il termine "castello".
In quell'anno venne stipulato un contratto d'affitto tra il Vescovo di Ceneda Sicardo e il Doge di Venezia Pietro Orseolo II°. Su questo documento si legge: "... castro et portu... in loco Septimo... Castello e porto (fluviale) in località Settimo... ". In un altro documento: "... Castellarium Portus Buvoledi... " da cui si ebbe Portusbufoledi.
"... Voce la cui derivazione, anzichè da bufalo, come comunemente si crede, devesi ricercare nella parola bova che dal latino medievale significa canale... " (1)
 
(1) Marchesan - Gaia da Camino, pag. 59, Tip. Turazza Treviso, 1904.

Periodo Feudale

Dopo un periodo di probabile dominio carrarese, il castello di Portobuffolè passò al patriarcato di Aquileia. Nell'agosto 908, l'imperatore Berengario, su preghiera della moglie Bersilia, donò il castello al vescovo di Ceneda Ripalto.
Si avvicendarono altri feudatari. Nel 1166 Portobuffolè passò a Treviso, per ritornare nel 1242 ancora a Ceneda. Gerardo de' Castelli, istigato dai trevigiani, distrusse il castello, che fu ripreso e restaurato di nuovo dal vescovo di Ceneda.
Infine Tolberto da Camino, marito della famosa Gaia, figlia del "... buon Gherardo... ", immortalata da Dante nel XVI canto del Purgatorio, divenne signore di Portobuffolè il 2 ottobre 1307.
Samaritana da Rimini, seconda moglie di Tolberto, sentendosi minacciata, dopo la morte del marito, dai parenti Rizzardo e Gerardo da Camino, temendo anche per la vita del giovane figlio Biancoino, raggiunse Venezia e chiese protezione al doge Dandolo.
Samaritana, con l'appoggio dei veneziani, potè rientrare nel castello solo nel 1336.

Dominio Veneto

Il 4 aprile 1339 Portobuffolè, con decreto del senato Veneto e con delibera del Maggior Consiglio di Treviso, passò a Venezia. Ottenne un Consiglio Civico, un Consiglio Popolare e l'ordine dei nobili.
Più tardi i Genovesi obbligarono i Veneziani a cedere la Marca trevigiana all'arciduca d'Austria, che la vendette a Francesco di Carrara. Una rivolta popolare riportò Portobuffolè, ancora una volta, a Venezia.
Dopo una breve parentesi di dominazione turca, Portobuffolè conobbe, sotto il dominio veneto, un periodo di grande splendore. La Repubblica Veneta concesse il titolo di Città, lo stemma gentilizio ed un podestà, che rimaneva in carica solo 16 mesi, con ampie mansioni politico-amministrative.
Portobuffolè divenne capoluogo di mandamento, sede di avvocati, notai, architetti ed artigiani, importante ed attivo centro commerciale e culturale.

Dominio Francese

Nel 1797 Portobuffolè passò sotto il dominio francese. Ebbe un tribunale civile e criminale di prima istanza.
Con decreto del governo francese del 5 maggio 1797 la sua giurisdizione si allargò a Mansuè, Fossabiuba, Baite, Basalghelle, Cornarè, Rigole, Vallonto, Lutrano, Villalonga, Saccon di Lia, Camino, Stala di Oderzo, Levada, Fraine, Colfrancui, Campagnola, Burniola, Roverbasso, Campomolino e Codognè.
Con la pace di Campoformido, il Veneto passò all'Austria e per Portobuffolè iniziò il declino. Perdette infatti il tribunale di prima istanza ed il Municipio.
Nel 1807 cessò di essere anche distretto e nel 1816 la frazione di Settimo passò al comune di Brugnera fino al 1826.

Epoca Moderna

Portobuffolè diede il proprio contributo per l'Unità d'Italia: alcuni giovani infatti andarono in Piemonte come volontari.
Il 15 luglio 1866, tra l'entusiasmo popolare, entrò nella cittadina il primo drappello di soldati italiani.
Anche nella Grande Guerra 1915/18 soffrì lutti e nel dopo guerra sopportò la crisi economica e l'emigrazione. Dignitoso fu l'atteggiamento della popolazione durante il periodo fascista.
Nel secondo conflitto mondiale 1940/45 sopportò pesanti lutti e nuove emigrazioni oltre Oceano.
Pian piano il paese risorse e divenne ben presto patria del mobile, grazie all'intelligenza e la tenace volontà della popolazione.
Nel 1965/66 due alluvioni sommersero il paese in un mare di fango, distruggendo il lavoro e le speranze di tanti anni di sacrificio.
Lentamente venne la ripresa. Anche se, a malincuore, molte famiglie si allontanarono ed alcune industrie dovettero essere ricostruite in comuni limitrofi.

Ultima modifica: martedì, 31 gennaio 2023

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